1898 Moti di Milano
1898 Moti di Milano. Nel maggio 1898, Milano fu teatro di una violenta repressione di una protesta popolare. I moti, scatenati dall’aumento del prezzo del pane e dalla conseguente miseria, videro il generale Fiorenzo Bava Beccaris ordinare all’esercito di sparare sulla folla inerme. Il bilancio delle vittime fu tragico: le stime ufficiali parlarono di 80 morti, mentre l’opposizione socialista, guidata da Filippo Turati, ne contò oltre 300. Questo episodio segnò una delle pagine più oscure della storia italiana di fine Ottocento, evidenziando le profonde tensioni sociali e politiche che attraversavano il paese.
La Protesta per il Pane
La scintilla che fece esplodere la rivolta fu l’improvviso e insostenibile aumento del prezzo del pane, un bene di prima necessità. Le classi popolari, già provate da anni di povertà e disoccupazione, si trovarono a dover affrontare una situazione insostenibile. La protesta, inizialmente spontanea e pacifica, si trasformò rapidamente in una manifestazione di massa, con migliaia di persone che scesero in piazza per chiedere pane e lavoro.
La Repressione di Bava Beccaris
Di fronte alla crescente mobilitazione popolare, il governo proclamò lo stato d’assedio e affidò il compito di ristabilire l’ordine al generale Fiorenzo Bava Beccaris. Il generale, con una decisione che avrebbe segnato la sua carriera e la storia della città, ordinò ai soldati di aprire il fuoco sulla folla. La repressione fu brutale e indiscriminata, causando decine, forse centinaia, di morti e feriti.
Le Reazioni e le Conseguenze
La strage di Milano suscitò un’ondata di indignazione e sdegno in tutto il paese. L’opposizione socialista denunciò la ferocia della repressione e chiese le dimissioni del governo. Il re Umberto I, invece, decorò Bava Beccaris con la croce di Grande Ufficiale dell’Ordine Militare di Savoia, un gesto che fu interpretato come un’approvazione della sua condotta e che alimentò ulteriormente le polemiche.
La Memoria dei Moti di Milano
I moti di Milano del 1898 sono rimasti impressi nella memoria collettiva come un simbolo della brutalità del potere e della lotta per la giustizia sociale. La loro eco risuona ancora oggi, a più di un secolo di distanza, e continua a ispirare le battaglie per i diritti dei lavoratori e per la democrazia.
Il Ricordo di Milano e l’Antifascismo
Il ricordo dei moti di Milano è particolarmente vivo nella città stessa, dove la memoria della repressione è legata indissolubilmente alla storia del movimento operaio e della resistenza antifascista. Eventi recenti, come l’esposizione di uno striscione antifascista da parte di una panettiera ad Ascoli Piceno durante le celebrazioni del Primo Maggio, ripropongono il tema della memoria storica e della sua rilevanza nel dibattito pubblico contemporaneo. In questo contesto, il nome della panetteria “L’Assalto ai Forni” aggiunge un ulteriore livello di significato, evocando sia i moti del 1898 che le Cinque Giornate di Milano (1848), insurrezione popolare contro l’occupazione austriaca e momento chiave del Risorgimento. Il riferimento ai moti del 1898 non è quindi solo un omaggio alle vittime della repressione, ma anche un modo per riaffermare i valori della solidarietà, della giustizia e della libertà che sono alla base della lotta antifascista e che continuano a essere attuali.
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